La sfida di rafforzare la capacità globale di rispondere equamente alle future pandemie

Abstract

La pandemia di COVID-19, nonostante gli sforzi globali sostenuti prima della sua comparsa, sotto il coordinamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ne ha evidenziato l’insufficienza. Oggi, i dibattiti per migliorare l’equità nelle risposte future alle nuove pandemie e su come raggiungere la prossima Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2024 rimangono imprecisi e subiscono critiche sui processi deliberativi, sia nel gruppo di lavoro sugli emendamenti ai regolamenti sanitari internazionali (GTERSI) e l’Organismo intergovernativo per un nuovo accordo pandemico. C’è poco tempo rimasto e le autorità dell’OMS e delle OPS stanno esortando gli Stati membri dell’OMS a non sprecare questa opportunità. Ma è l’OMS, in quanto leader di questo processo, la principale responsabilità di osservare l’“equità” come valore fondante che ha dato origine ad entrambe le iniziative in corso, ricordando che il contenimento dei rischi da prevenire alla fonte, formatosi nel IHR (2005) il suo asse principale. Ciò impegna la comunità internazionale e l’industria ad accettare che quanto maggiore è la vulnerabilità e la povertà di una popolazione, tanto maggiore è il rischio di subire epidemie infettive, che potrebbero contribuire all’inizio di una pandemia, affinché nessuno possa essere lasciato indietro, sostenere con urgenza coloro in ritardo nel migliorare le proprie capacità di allerta, sorveglianza, risposta, resilienza e sviluppo tecnologico e/o il proprio accesso a beni e forniture sanitarie essenziali, con risorse finanziarie e organizzative aggiuntive.